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Secondo l’usanza ebraica, anche se era ancora solo la sposa promessa (formalmente erano già sposati), veniva già chiamata da Giuseppe “la sua sposa”, e anche se non abitavano insieme Giuseppe era già considerato suo marito. Gesù, secondo l’usanza ebraica, è concepito all’interno del matrimonio e Giuseppe aveva il diritto di sapere da Myriam, prima di Elisabetta, del fatto accaduto in lei. Perché Myriam si è comportata così? Perché deve venire a conoscenza di questo mistero prima sua cugina e poi, soltanto dopo, lo saprà colui che si prenderà il carico per tutta la sua vita di Lei e del Figlio di Dio? Perché?

Solo scoprendo l’usanza stessa del matrimonio ebraico si riesce a capire il perché. Nella prima fase del matrimonio (solo nella seconda fase del matrimonio la sposa abitava con il marito) Myriam poteva incontrare Giuseppe solo in presenza di qualcuno, mai da sola. Già sarebbe stato difficile spiegare a Giuseppe una cosa così grande, unica ed irrepetibile nella storia, inoltre non essendo da soli, il mistero non avrebbe potuto restare tale. Possiamo solo immaginare i pettegolezzi del villaggio e le conseguenze per Gesù, Giuseppe e Myriam stessa.
Partire con questo segreto non era tanto facile, ma era un’altra forma di fiducia in Dio il quale si sarebbe preso cura di questa situazione e avrebbe trovato un modo per spiegare a Giuseppe quanto avvenuto. Per Giuseppe stesso sarà una notte oscura da attraversare, una prova di fede dell’innocenza di Myriam, una grande prova … ma Myriam pregherà per lui e lui sarà sostenuto dalla grazia.

Potevano essere 4 giorni di viaggio e Gesù era da pochi giorni nel grembo di Myriam, ma nonostante questo, appena Elisabetta sente il saluto di sua cugina, sia lei che suo figlio Giovanni Battista, ancora nel suo grembo, percepiscono, mossi dallo Spirito Santo, la presenza del Signore dentro Myriam. Come ci racconta il Vangelo: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1, 41-45).

Ascoltando bene questo racconto possiamo notare quello che ci trasmette la scrittura. Sin dal concepimento di Gesù la scrittura parla di un uomo, di una persona umana, ancor prima della nascita del bambino. Vediamo anche che i primi ad incontrarsi non sono le cugine Myriam ed Elisabetta, ma i cugini Gesù e Giovanni, concepiti ma non ancora nati, i quali cercano di comunicare grazie all’azione dello Spirito Santo. E’ una meraviglia!
continua

Giornalino Parrocchiale
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